martedì 22 dicembre 2015

Intervista al cantautore e scrittore lodigiano Andrea Rana - Alberto Zuccalà






Andrea Rana è un cantautore e scrittore lodigiano.
Giovanissimo, inizia a scrivere poesie e più recentemente fiabe e racconti.
Appassionato da sempre di musica, nel 1996 dà vita al progetto Erie, gruppo scioltosi nel 1998.
Dal 2000 inizia il suo percorso solista e parallelamente, dal 2000 al 2003, diventa il cantante della cover band Almida.
Dopo diversi singoli, EP e CD autoprodotti, nel 2013 pubblica il singolo "Ti sento, Musica" (2013), brano che anticipa il disco "Mentre fuori piove", in uscita a Gennaio 2014 (ZM distribuzione, APbeat edizioni).
Nel mese di maggio 2014 il brano "Un'altra vita" viene premiato al "Monaco Charity Film Festival" come migliore colonna sonora da film.
Nel mese di dicembre dello stesso anno il suo EP "Mentre fuori piove" viene premiato come miglior EP indipendente del 2014 al concorso "Targhe d'autore controcorrente" a Roma.
A gennaio 2015 è tra gli 11 artisti selezionati al contest di Salotto Feelthe90 di Roby Laville che prendono parte alla compilation e nello stesso mese esce per la Top Records il singolo "Scusa amore".
A fine settembre 2015 esce il nuovo singolo, "Nella tua mente".

Ciao Andrea, partiamo dalla fine... ti va di parlarci del tuo nuovo singolo?

Ciao, con piacere! "Nella tua mente" è un brano nato musicalmente un paio di anni fa, mentre il testo è stato ideato recentemente. Potrà sembrare strano, ma ad ispirarmi è stato... un esame universitario! Mi ha affascinato il mondo racchiuso nella nostra mente, ciò che avviene in essa, come vediamo noi stessi confrontato con la visione che hanno gli altri di noi. Da qui sono partito, per poi arrivare alla fine da tutt'altra parte! Ho pensato di restringere il campo, parlando della mente delle donne. Ritengo che le donne, forse oggi come non mai, siano più intraprendenti, coraggiose e caparbie rispetto all'uomo. Le donne hanno forza, tenacia, riescono ad inseguire i loro sogni senza rinunciare alla libertà, noi uomini invece siamo veramente un po' "mammoni"... Sia ben chiaro, racconto il mio microcosmo, non  è assolutamente mia intenzione generalizzare né fornire leggi universali...



Il brano è accompagnato da un bel videoclip dove appare come protagonista Francesca Rocco, concorrente del Grande Fratello 13. Come mai questa scelta? Ami il mondo dei reality e dei talent in generale?

Decisi di provare a contattare Francesca dopo averla vista di sfuggita al Grande Fratello. Sinceramente non sono un appassionato di reality; spinto dalla curiosità, seguii un po', come molti credo, solamente la prima storica edizione. Non amo nemmeno i talent, ma questa è un'altra storia. Una storia senza pregiudizi. Non li amo nel senso che non parteciperei a un talent, semplicemente perché sento di non appartenere a quel mondo, a quel modo di vivere la musica. Ciò non toglie che ogni tanto segua qualche puntata di alcuni talent, c'è gente veramente brava lì, questo è indiscutibile. Tornando a Francesca, la contattai alcuni mesi fa, convinto che potesse essere la persona giusta per il mio progetto. Il problema era convincerla. Ci speravo, ma in tutta onestà non credevo che potesse accettare veramente. Francesca mi colpì perché non badò al fatto che non fossi famoso o che i miei precedenti videoclip non avessero migliaia di views: seppe giudicare la bontà del progetto, senza anteporre al progetto stesso tutto ciò che vi ruota attorno. Se credete che un ex gieffino debba essere per forza un elemento da "gialappa's", privo di cultura ecc... beh, sappiate che Francesca, Giovanni (suo compagno e presto futuro marito) e credo parecchi altri concorrenti di questo genere di trasmissione sono l'opposto di come l'immaginario collettivo li dipinge.

Com'è stato il tuo percorso musicale fatto finora? Hai dei rimpianti oppure qualche sogno che non hai ancora realizzato?

Il mio percorso fino a qui è stato un cammino di certo non facile. Per nulla. Come credo tu sappia, per un indipendente fare musica è veramente difficoltoso: le spese non hanno mai fine e il ritorno economico é praticamente nullo. Per realizzare un brano o un disco si spende per registrare in studio, per pagare i musicisti, per il master, per stampare e distribuire il disco, per promuoverlo... E i rientri? Coi soldi che tornano ci si beve forse poco più di un caffè, che tra l'altro non amo, in quanto mi rende nervoso. Ti starai chiedendo: allora perché lo fai? Semplice: io, come mille altri, ho l'esigenza di scrivere, comporre, registrare e fissare da qualche parte, in modo indelebile, i pezzi della mia vita. Certo che ho dei rimpianti, in modo particolare uno: non aver impiegato quand'ero più giovane tutta la meticolosità e l'impegno di oggi. Forse avrei raggiunto altri obiettivi. O forse no. Però ho ancora dei sogni. Non te li svelo, perché poi sai bene come va a finire...

Non ami i talent... e a Sanremo parteciperesti? Progetti futuri?

A Sanremo andrei di corsa! Non ha nulla a che fare coi talent: grande visibilità, palco storico e, soprattutto... impegno di una sola settimana. Canti, se va bene, un paio di volte, poi te ne torni a casa, senza tutto il resto che contraddistingue, nel bene e nel male, i vari talent. Per quanto riguarda i progetti in cantiere ne ho diversi, artistici, ma non tutti strettamente musicali. Navigo a vista. Vedremo.




Ti va di lasciare qualche link per dare la possibilità, a chi volesse, di poterti scoprire, vedere e ascoltare?

Assolutamente sì:
Il mio sito: www.andrearana.it
Facebook: andrearanaofficialpage
Twitter e Instagram: andrea rana

E naturalmente il link del video "Nella tua mente":
https://www.youtube.com/watch?v=PKjgdE5zvfo

lunedì 21 dicembre 2015

Intervista ad Eleonora Sottili, autrice del romanzo "Se tu fossi neve" (Giunti ) - Alberto Zuccalà








Com’è nato Se tu fossi neve?
All’inizio avevo una serie di cose molto lontane e differenti tra loro che premevano tutte insieme dentro di me e che si erano andate accumulando e mescolando in un periodo piuttosto lungo. Avevo letto un romanzo molto bello di Johan Harstad Che ne è stato di te, Buzz Aldrin, e da lì mi era presa una specie di fissazione per tutto il racconto dell’allunaggio, dei primi voli spaziali e di quello che era accaduto agli astronauti che per primi erano andati sulla Luna. Nello stesso periodo ho trovato i romanzi di Del Giudice e di Tuena – bellissimi! - sulle esplorazioni artiche dei primi del Novecento. Mi sono appassionata ai diari di Amundsen, Shackleton e Scott. E poi, un po’ per caso, ho scoperto in un articolo di giornale la storia di un artista contemporaneo di New York, Jason Polan, che aveva il progetto di disegnare tutte le persone che incontrava a Manhattan, un progetto ciclopico, inesauribile e però nello stesso tempo totalmente privo di significato. Tra tutti questi elementi, seppure distanti tra loro, sentivo delle costanti, la solitudine, il coraggio e la determinazione, e sapevo di voler scrivere un romanzo che partisse da questo, così ho cominciato a pensare a una storia che poi è diventata Se tu fossi neve

Che cosa ti ha guidato nella scrittura del romanzo?
Le immagini. Ho lavorato moltissimo con le immagini. All’inizio con i disegni di Jason Polan, andandoli a vedere su google e cercando di immaginarlo mentre li faceva, dove si appostava. Lui non si fa mai scoprire quando disegna qualcuno, e perciò lo pensavo in un angolo, con il blocchetto in mano. Ho iniziato a domandarmi che tipo fosse e perché stava facendo questo progetto, e piano piano è venuta fuori la sua storia. Ho pensato che disegnasse tutte le persone di New York per ritrovare l’unica di cui si era innamorato, una ragazza vista di sfuggita durante un flashmob di Charlie Todd.
Mi ha anche aiutato la mappa di New York, ovviamente, perché i miei personaggi si muovono lungo le strade e in qualche modo si sfiorano continuamente fino al momento in cui si incontrano. Mi serviva guardare la cartina dall’alto e immaginarmeli mentre si spostavano.
Infine ho utilizzato le fotografie delle viaggi polari, che tra l’altro sono bellissime e consiglio a tutti di andarle a vedere, in particolare quelle della spedizione di Shackleton.  

Il romanzo si apre con un flashmob di Charlie Todd, una sorta di performance dove viene chiesto a 207 persone di bloccarsi nell’androne della Grand Central Station per due minuti. Come mai questa scelta?
L’incipit di questo romanzo è stata davvero la cosa che ho scritto per prima e che ho modificato in seguito pochissimo. Charlie Todd fa queste performance in cui appunto congela le persone, o fa salire gli eroi di Star Wars sulla metropolitana, oppure organizza una battaglia di pistole ad acqua in Central Park. Sono a mio parere tentativi di rompere la linea tra realtà e finzione, di dimostrare quanto in effetti sia sottile, e questo io lo trovo molto interessante e anche divertente. Quando ho visto il video della Grand Central congelata mi ha colpito moltissimo. Lì per lì non l’ho capito subito, ma adesso, a romanzo finito, mi rendo conto che quella situazione di immobilità in cui hai molte persone che stanno per fare qualcosa, per andare da qualche parte e non sai ancora cosa accadrà, è esattamente la situazione che si ha prima di iniziare a scrivere una storia. Calvino diceva che iniziare una storia significa prima di tutto rinunciare a tutte le altre possibili, ed è proprio quello che accade nel mio incipit. Quando il flashmob termina, allo scadere dei due minuti e mezzo, e tutta la gente radunata nella Grand Central ricomincia a camminare, io seguo Charlie e Jason, decido che è la loro la storia che voglio raccontare.


In questo romanzo si seguono tre personaggi, Jason appunto, Alice, una ragazza che è venuta a New York scappando da una situazione sentimentale e professionale disastrosa, e Zadie, una ragazzina di undici anni che vuole andare al Polo Sud. Cosa comporta raccontare parallelamente tre vicende?
È stato molto diverso scrivere questo romanzo rispetto al primo, Il futuro è nella plastica, in cui appunto avevo un unico protagonista. In Se tu fossi neve ho dovuto tenere un’unità di tempo e di spazio molto strette, tutta la storia si svolge nell’arco di meno di una settimana a Manhattan, e poi ho utilizzato dal primo momento un montaggio alternato, che nel progressivo sviluppo della vicenda diventa sempre più serrato per precipitare verso il finale, il momento della Tempesta Perfetta in cui i destini dei tre personaggi si incrociano. La struttura era molto importante perché tutti i momenti dovevano incastrarsi perfettamente, quindi ci ho dovuto lavorare parecchio.

Perché hai deciso di fare intrecciare le storie di Jason, Alice e Zadie proprio durante una tempesta di neve?
Mi piaceva innanzitutto capire cosa accadesse a una città come New York, una metropoli moderna ed efficiente, quando all’improvviso tutti i parametri venivano sconvolti da un evento naturale. E poi mi piaceva calare i miei protagonisti in una situazione simile a quella degli esploratori dei primi del Novecento, metterli in qualche modo a confronto con le paure più primitive - il buio, il freddo, la solitudine -, e che proprio in questa situazione emergesse ancora di più il loro desiderio di vivere. È questo soprattutto che li fa cambiare, che li rende capaci di superare i loro limiti, la consapevolezza di avere un desiderio fortissimo di vivere.

Due parole sul finale?
Nel finale, che si chiude con un nuovo flashmob di Charlie, ritroviamo tutti i personaggi della storia, sappiamo quello che è accaduto a ognuno, ma soprattutto siamo di nuovo in una situazione come quella iniziale, perché al segnale di Charlie tutti si immobilizzano, questa volta a Central Park in una notte di estate, e il romanzo finisce come comincia, con una folla di persone immobilizzate per qualche minuto.
In questa scena tornano molti personaggi che c’erano nell’incipit, quelli di cui si era deciso di non raccontare la storia, tipo il reverendo che scopre le stelle morenti e sua moglie, l’uomo delle pulizie. Compaiono di nuovo la giapponese, il ragazzo con la bottiglia d’acqua e uno della famiglia dei pakistani. Per me rimetterli nella scena conclusiva era tornare alla situazione iniziale, a quella stessa possibilità del molteplice di cui parla Calvino, una specie di zoomata all’indietro in cui Zadie, Jason e Alice si perdono nella folla e diventano di nuovo possibili tutte le altre storie da raccontare. 



giovedì 17 dicembre 2015

Nell'arena del tendone la scrittrice Imma D’Aniello - Alberto Zuccalà





Imma D’Aniello è un’autrice di racconti per la casa editrice Delos Digital. Ha pubblicato diversi e-book, poesie e aforismi in numerose antologie. Ama spaziare tra vari generi ma predilige il romance. Tra i titoli che le sono a cuore “ Sotto il cielo di Parigi” “Non ti dimentico”. Collabora come autrice nel blog Logokrisa insieme a uno staff composto da vere professioniste.


Com’è nata la necessità di scrivere?
Ho iniziato a scrivere da quando ho imparato a farlo. In seconda elementare riempii un quaderno intero di poesie in un solo pomeriggio. Pensavo che fosse normale scriverle, oggi mi rendo conto che non lo era. Nel 2009 conobbi Facebook e, dopo pochi mesi, aprii una pagina “Amante di eolo” in cui scrivevo aforismi dalla mattina alla sera. Nel giro di due anni, la pagina raggiunse più sessantamila fans ed era molto seguita da tutti. Le mie frasi furono copiate dalle altre pagine e iniziarono a girare nel web. Una divenne celebre, perché la affiancai alla foto di Rita Levi di Montalcini, ebbene quell’aforisma passò come suo e, tuttora è condiviso sul social con la sua firma. Poi, a qualcuno venne la splendida idea di impossessarsi della mia pagina e fui derubata del mio profilo. Fortunatamente riuscii a riprendermelo, ma decisi di cancellare la pagina e così, dopo due anni d’intenso lavoro fatto di poesie e aforismi nel 2011 la mia pagina chiuse. Ancora oggi mi manca, Amante di eolo è l’altra parte di me. Ho scritto un romanzo che spiega la nascita della pagina e s’intitola” L’amante di eolo”, ma non l’ho ancora pubblicato, spero di farlo presto.


Che cosa significa per te scrivere? 
Scrivere è liberarsi dai pensieri ed esporsi, perché quando si scrive, è l’anima a parlare e a far uscire la vera parte di me.


C’è un momento particolare nella giornata in cui prediligi scrivere? 

Scrivo la mattina presto, verso le cinque. Riesco a dare il meglio di me all’alba, raggiungendo il massimo della concentrazione. Tutti dormono e io non sono distratta dai rumori esterni.


Sei soddisfatta di quello che scrivi? 
Se non amassi ciò che scrivo, non lo farei più. Io scrivo perché mi piace e quando lo faccio, sto bene. Adoro ciò che scrivo perché lo faccio con il cuore, d’istinto e senza programmarlo. Sono abbastanza soddisfatta di ciò che ho scritto fino ad ora, anche se pretendo da me il massimo e so che devo imparare ancora molto, perché non si finisce mai di farlo nella vita.




A chi t’ispiri quando scrivi? 
Quanto di autobiografico c’è nei tuoi racconti? Io lavoro molto di fantasia. Di autobiografico ci metto le emozioni dei protagonisti, le mie sensazioni sono le loro, ma penso che ogni autore lo faccia. Cerco di nascondere ciò che è autobiografico, ma ora vi svelo una cosa: c’è sempre qualcosa di vero in ogni mio racconto. Cosa? È un segreto. Quando scrivo, mi diverto tantissimo. È stupendo poter essere il destino di una coppia. Farli incontrare per caso, amare, oppure lasciare. Mi sento onnipotente.


Come scrivi e quante ore al giorno? 
Scrivo solamente al computer: è comodissimo. Ho la mia postazione, ovvero, il mio PC sta sul comodino e scrivo stando comodamente a letto o sul divano. Cerco di scrivere nel tempo libero e come ho detto prima la mattina all’alba. Ho una famiglia che m’impegna molto, come giusto che sia. Cerco di conciliare tutto nel miglior modo possibile, cercando di scrivere ogni giorno. Se proprio non riesco durante la giornata e sono stanca, la sera scrivo poesie.


Dei tuoi romanzi precedenti, ce n’è uno che particolarmente ti sta a cuore? 

Sotto molto legata a “ Sotto il cielo di Parigi, " perché è un racconto molto fantasioso con un lieto fine incredibile. Tutti sognano un grande amore da vivere e in una società come la nostra, l’amore vero è accantonato per rincorrere il denaro. Aumentano i matrimoni d’interesse.

Parigi fa da sfondo a una bellissima storia d'amore che vede la dura scelta tra mente e cuore, tra convenienza e sentimento.
Stella è una modella mancata, che ha seguito i suoi sogni e il suo amore Matteo a Parigi. Le cose non vanno secondo i piani e lei si ritrova a fare la cameriera in un lussuoso hotel a cinque stelle, mentre il fidanzato fa il portiere d'albergo. Quando Stella vede Matteo baciare sul terrazzo dell'hotel Marie, una cliente abituale e molto facoltosa dell'albergo, pensa di impazzire per il dolore e la rabbia. Decisa a ottenere vendetta e fuggire da una vita misera, cerca di rifarsi adescando un ricco cliente dell'hotel, un uomo affascinante e potente che può offrirle tutto ciò che ha sempre desiderato. Ma nonostante il freddo calcolo, il cuore non riesce a dimenticare il vero amore.


 Parlaci di logokrisia.
Logokrisia è una famiglia, più che un blog, nata il 30 luglio da un’idea di Rosanna Santoro, consulente editoriale presso Delos Digital, autrice e poetessa e aggiungo, una donna straordinaria, senza peli sulla lingua e con un grande cuore oltre che testa. Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscerla e di collaborare sia con lei sia con altre sei professioniste. Ve le presento: Sara Minervini, editor e web content manager; Francesca Mola, autrice e blogger; Bianca Cataldi, autrice per varie CE e editor della casa editrice “Les flaneurs”; Asia Francesca Rossi, blogger, autrice e arabista; Dirce Scarpello, autrice editor freelance; Emiliana Erriquez, autrice e traduttrice professionista.

Logokrisia è il luogo dove le parole sono prima pensate e poi scritte in libertà, dove non manca mai il confronto come fonte di crescita, dove è bello condividere emozioni e pensieri con chi sai può capirti. Logokrisia è uno spazio di condivisione, in cui la magia delle parole non mancherà di affascinarvi.
Sito: www.logokrisia.com


Hai un sogno nel cassetto? 

Come tutti, ho anch’io un sogno: quello di pubblicare il mio romanzo "L’amante di eolo". La storia di amante affonda le sue radici nella parte più intima e segreta di me, svelando il mio lato poetico e sognatore. Parla di un grande amore e di Chiara, una ragazza che crede perdutamente in esso. L’ho scritto nel 2010 ma l’ho sempre tenuto da parte perché ne sono gelosa. Ogni tanto me lo rileggo e riprovo le stesse identiche emozioni della prima volta. Ho pensato che se faccia questo effetto a me che lo conosco bene, avendolo scritto, magari può far rabbrividire anche altre persone. Non vado di fretta, credo nel destino e spero che presto lo leggiate tutti

mercoledì 16 dicembre 2015

Viaggio Musicale con SAL DI MARTINO, Esperienze. Incontri. Crescere con la musica dentro. Opera prima, il suo album " PANEMUSICA ". - Alberto Zuccalà





1) La prima domanda è d'obbligo, perchè L'album si chiama PANEMUSICA?
Dentro c'è ( quasi ) tutta la mia vita, quasi tutti i ritmi e generi da me  sperimentati, suonati e amati. PANEMUSICA parla di tanta vita di strada vissuta, di esperienze, di gente e musicisti che  ho conosciuto e vuole essere un mio piccolo omaggio alla vita, all'amore in tutti i sensi, all'amicizia, all' allegria, ai libri, ai film, all' arte in generale,  anche alle avversità che la vita di tutti i giorni ci costringe ad affrontare, non bisogna mai smettere di sognare, mai mollare, cercare sempre il lato positivo delle cose, possibilmente sempre con il sorriso e la grinta. Son cresciuto con questa convinzione " Se la musica non può cambiare il mondo, la musica può cambiare te ".

2) Parlaci delle canzoni di PANEMUSICA
La prima traccia del disco è QUANTE DOMANDE, Musica Funk, musica nera, il testo è quasi provocatorio,per chi crede di aver sempre una risposta a tutto, per chi crede di avere sempre la verità in tasca, io non ho verità, credo che ognuno debba esser sincero prima con se stesso... Con la sua semplicità, bisogna sopratutto esser veri, sogno un mondo di risposte senza domande...
La seconda traccia è UNA VITA PIENA DI COLORI,  Dedicata a mio figlio....in realtà il vero messaggio che vuol passare è ritornare a guardare e sentire le cose, con la magia e la purezza che solo i bambini ancora hanno.....il futuro sono i bambini, bisogna imparare da loro, spontaneità, sincerità, passione, sogni, gioco, lasciamo venir fuori il bambino che è dentro di noi, ritornando a guardare il mondo con i loro occhi...
La terza traccia è PANEMUSICA, Un  omaggio ai grandi artisti che hanno fatto la storia della musica è quello che hanno rappresentato per me...la musica è stato ed è un elemento fondamentale per  la mia vita, a volte quando penso o faccio qualsiasi altra attività, mi ritrovo a farla a tempo di musica, portando il tempo dentro di me...è un modo per cercare di veder le cose da un altra prospettiva, con più leggerezza...
SOLO NELLA NOTTE - quando una storia d'amore finisce non c'è mai una ragione....la sola compagnia che rimane è la disperazione e lo smarrimento....è un solo tarlo nella testa....perchè?.....
AMARE E' DARSI - Inno all'amore...l'amore nel darsi agli altri....la felicità è la pace con se stessi.... "Lascia andare fiero il tuo pensiero, cerca nelle cose ciò che è vero. Amare è darsi un po' di più"
RIFLESSIONI - L'amarezza di quando ti trovi faccia a faccia con gente ipocrita, vuota, vanitosa e meschina...e non capisci il loro atteggiamento...ma sai che non tutto è perduto, la bellezza che c'è  nella gente ci salverà.... " Troppa Ipocrisia, poca Fantasia, Tanta Vanità e Poca Verità "
LA NOSTRA CANZONE - Un omaggio alla grande musica brasiliana, canzone prettamente d'amore...di rinascita....ogni volta che sboccia l'amore la nostra vita cambia, tutto appare meraviglioso.... " Ho ancora voglia di canatre e di guardare il mare, Amore "



2)  Chi è Sal Di Martino?
Autodidatta, a 15 anni inizio a suonare   la chitarra. Ricordo che da bambino a casa mia girava qualsiasi  genere di musica (essendo io ultimo di 7 fratelli ) ed ho assorbito veramente di tutto, da James Brown a Luigi Tenco, passando dai Beatles a Domenico Modugno e molti altri, ogni volta rimanevo incantato, affascinato, ipnotizzato dalle sensazioni che provavo e pensavo sempre che un giorno sarebbe piaciuto anche a me comporre musica e testi che potessero arrivare a comunicare agli altri le stesse emozioni. Poi il grande incontro con la musica, definita poi Napolitan Power di Mario Musella e James Senese con i Showman e poi solo James Senese con i Napoli Centrale, Pino Daniele, Enzo Avitabile ed ecco l'illuminazione. Nella mia musica ho come prerogativa l'insegnamento loro nell'arte dell'improvvisazione.

3) Qualè il tuo  percorso artistico?
Nei primi anni '90 comincio a suonare blues con vari session man della scena Milanese iniziando cosi a formarmi. A metà degli anni novanta la mia  curiosità mi  porta a fondare il gruppo Afro-Reggae MARRABENTA nato dall'incontro del cantante mozambicano Zac Nhassavele, gruppo  Afro-Reggae che si ispirava alla danza marrabenta di Maputo capitale del Mozambico, città natale del cantante Zac.
Nel 1996 pubblichiamo il cd  "Marrabenta"  l'album contiene l'hit " Nza Kuranza ", sigla dell' anteprima del Disco per l' Estate 1997, presentata da Fiorello e Paola Barale. Nel 1999 esce il disco "Awimba-Munandi"  mentre nel 2001 esce "La canzone del sole" di Battisti, versione Afro-Reggae, ospiti d'onore a Poggiobustone ad un festival dedicato a Lucio Battisti.
Dopo un viaggio musicale durato nove anni, tanti concerti e collaborazioni celebri, tra cui quella con Tullio De Piscopo, il gruppo si scioglie ufficialmente, con il ritorno di Zac in Mozambico, il 20 dicembre 2002, data in cui ci fu il nostro ultimo concerto al famoso locale "Scimmie" sul naviglio  di Milano.

4) Come e quando nasce il disco PANEMUSICA?
Vado avanti  per la mia strada alla ricerca di nuovi stimoli, mi circondo  di grandi amici/musicisti di sempre,  una sezione ritmica da paura, alla Batteria un travolgente  Gianluca Tilesi, al Basso Elettrico un incisivo Michele " Mick " Iafrancesco e alle tastiere e Piano un immenso Sandro Verde  è in trasversale nasce il nostro  gruppo " MANICOMIO BAND "  dove la fa da padrone il Funk, il Blues, il Soul, il Reggae, una band che da il meglio di se nei LIVE. MANICOMIO BAND, Il nome è dovuto  al tristemente famoso manicomio di Mombello di  Limbiate situato alle porte di Milano,  perchè da ragazzi  tre o quattro volte l'anno, nei giorni di festa, andavamo a suonare e a far ballare " gli ospiti " che  vivevano  nei  padiglioni,  rallegrandoli con  musica a richiesta  che spaziava a 360° gradi toccando tutti i generi musicali, dal  valzer  al  rock 'n' roll passando dal tango alle tarantelle e qualche blues che non guastava mai. Nel 2014 sotto la guida paziente del gruppo e sopratutto del grande Factotum Sandro Verde, diamo vita al progetto PANEMUSICA.



5) Come e dove possiamo contattare, ascoltare ed eventualmente comprare il disco?
Allora, su facebook trovate le pagine Sal Di martino, Sal Di Martino News, Manicomio Band e Manicomio Band News, su youtube potete ascoltare tutto il disco più i nostri LIVE come gruppo, tutto gratuitamente, poi se decidete di acquistare il disco PANEMUSICA lo trovate su ITUNES, DEEZER e su tutte le piattaforme digitali mondiali, che senz'altro conoscete meglio di me.

Bene e stato un piccolo grande viaggio con Sal Di Martino, ci sentiamo al tuo prossimo album o  singolo che sia, grazie e un saluto da tutta la troupe e tutti gli amici del  " IL TENDONE ".
Grazie a voi e un saluto a tutti da Sal e  Manicomio Band.