venerdì 31 luglio 2015

Intervista a Frank Tellina - Francesca Panico




Iniziamo con il parlare di te. Chi è Frank Tellina?

Piacere Francesco... ops volevo dire Frank! Ahahah ovviamente Frank Tellina è un nome finto, fittizio, chiamiamolo anche pseudonimo per darci un tono, uno pseudonimo goliardico, pensato per far ridere quando entrai nel cast della trasmissione televisiva “TeleGaribaldi”. Dietro Frank Tellina ovviamente c’è Francesco Vitiello, un musicista versatile che ama tutta la buona musica, si diverte a suonare cose goliardiche, pezzi Rock passando per le sigle dei cartoni animati. Non tutti sanno che scrivo anche canzoni serie che puntualmente vengono snobbate sia dai fans che dagli addetti ai lavori, vi basti pensare che ho iniziato col suonare il genere “Prog”. Mio malgrado anche quando scrivo e interpreto qualcosa d’impegnato, nessuno mi prende sul serio.



Come è nata la passione per la musica?
La passione per la musica è nata da sempre. Ho un fratello più grande che suona la chitarra, così da bambino ho imparato a mia volta a suonare guardando lui. Rubai la sua chitarra facendola diventare mia e così da quel momento iniziai ad esercitarmi e a suonare i brani di Pino Daniele. Col tempo dalla musica italiana, che non amo tanto, mi sono “spostato” agli artisti inglesi. Ho amato e amo tuttora i Marillion una band di neo-progressive, amo i rush i Blue Oyster Cult e tanti gruppi un po’ di nicchia che se riflettete bene sono l’opposto di “Frank Tellina”. Pensate che faccio un programma di musica rock da cinque anni e pochi lo sanno! Si chiama Rock Station, va in onda tutti i Martedì alle 21.00 su Radio Shamal Napoli (www.radioshamal.it) . Magari dateci un ascolto!



Il tuo è decisamente un genere musicale fuori dagli schemi, prettamente comico. A cosa è dovuta questa scelta?

Se devo essere sincero confesso che questa è una scelta nata da una delusione. Non una delusione d’amore, anche se quando si parla di musica, per me si parla proprio di questo nobile sentimento. Come accennavo prima, le mie origini musicali provengono dal “Prog”. La mia prima Band dove scrivevo cantavo e suonavo la chitarra, si chiamava “Controtempo”, facevamo una musica molto impegnata, testi seri, struttura delle canzoni complessa, tempi dispari insomma, cose difficili da far arrivare alle persone. Facevamo qualche concerto e venivamo anche apprezzati però nessuno ci sostenne più di tanto. Nessuno credeva in noi così, quasi per gioco scrissi “Amore inossidabile”, il mio cavallo di battaglia! La cosa ebbe successo e anche nei locali dove suonavo, iniziarono a chiedermi di cantare qualcosa che facesse divertire. Facendo due conti, ho deciso di dare il Trash alla massa e tenere per me le cose serie. Da quel momento è nato il progetto “Frank Tellina”. Morale della favola ho lasciato a casa i sogni ed ho iniziato a fare l’ebete per far ridere.




Ti sei mai sentito discriminato dall’ambiente musicale campano e nazionale a causa delle tue scelte artistiche?

Assolutamente si! E credo che ci siano fin troppi pregiudizi su di me. Le persone si fermano subito alle apparenze. Quindi se ti etichettano come “quello che ha fatto le parodie sui cartoni animati”, che su internet ha spopolato portandomi a partecipare alla trasmissione “Pirati Show”, poi non vanno oltre. Vieni etichettato come cantante-cabarettista e basta. Alla pari di tanti, ho studiato musica intensamente, però resto chiuso in questo mio personaggio ironico. Confesso che avrei voluto abbandonare anche il nome d’arte ma è solo un pensiero al momento ;)



Hai mai provato a fare qualche serata impegnata, dando sfogo al tuo vero IO di artista?

Qualche volta ho provato ad inserire qualcosa di serio all’interno di una serata, ma ho notato che calava totalmente l’interesse, la gente si allontanava dal palco per poi tornare quando ricominciavo a fare cose comiche, tutti preferiscono i mie lavori più leggeri. Poi c’è da dire che sono proprio i gestori dei locali a non volermi in versione impegnata. Confesso che sarebbe un sogno scindermi in due persone diverse: Frank Tellina per far ridere e Francesco Vitiello per far piangere ahahaha ossia per i progetti musicali più seri.



Come nascono i tuoi pezzi? A cosa ti ispiri?


Basta che mi guardo in giro, osservo la gente e il gioco è fatto. Mi piace immaginare situazioni paradossali. Per esempio una delle ultime canzoni che ho composto “Amore di gomma”, racconta il paradosso di un quarantenne fallito che si innamora di una bambola gonfiabile al punto tale da cercare di rianimarla con i cavetti della batteria. Mi rendo conto che forse tratto un tema un po’ troppo trasgressivo, ma cerco di distinguermi dalla solita comicità napoletana, non riesco a fare cose troppo commerciali.



C’è qualcosa di autobiografico nelle tue canzoni?

Si qualcosa c’è…



Parlami di “Amore inossidabile”.Dimmi la verità con questa canzone ti sei burlato del mondo NEOMELODICO, vero?


Ah, come dicevo prima “Amore Inossidabile” è il mio cavallo di battaglia, è una parodia del mondo neomelodico, anche se non tutti l’hanno capito, anche in questo caso sono stato etichettato come appartenente a quel mondo. Giuro che in alcuni ambienti credevano veramente che io fossi quel tipo di cantante. Sia ben chiaro a tutti che quel brano nasce esclusivamente come sfottò sui cantanti neomelodici, che tra l’altro conosco quasi tutti. Una volta dopo un programma televisivo uno di loro, un tranquillo, mi portò fuori agli studi televisivi e mi fece una domanda con un tono minaccioso: “ Ma famme capì… con quella canzone volevi sfottere nu’ poco ‘a mazzarella”? Non sapevo che rispondere, se dicevo di si, pensavo “questi mi uccidono di mazzate”, se rispondevo no, magari mi facevano i complimenti…alla fine ho optato per una via di mezzo dicendo “ E’ una canzone un po’ stile cabaret” e per fortuna la risposta è stata apprezzata.



Parlami dei Black Ciabbath, un progetto musicale divertente, ma che allo stesso tempo fa trasparire un grande amore per il Rock.

Come spiegavo prima, non riesco a fare cose troppo commerciali e il rock benché molto diffuso è apprezzato solo da persone che hanno una certa cultura musicale. Magari quel tipo di persone che non ascoltano la radio tutti i giorni, che suonano o che hanno avuto dei genitori che gli hanno inculcato una cultura musicale. Quindi portare in giro i Black Ciabbath, parodia del gruppo storico Black Sabbath, è unire Tellina, per l’ironia dei testi, e la serietà e l’importanza del Rock. Un modo anche per dare delle prestazioni live di grande valore. Nel gruppo canto e suono il basso. Nel progetto c’è l’utilizzo di qualche parolaccia, questo perché venendo dalla generazione degli Squallor sentivo carina la possibilità di inserire anche la loro influenza all’interno dei brani trattati. Spero che il pubblico possa gradire col tempo questo progetto. Per il momento c’è una divisione tra chi dice: “cos’è questa cosa” e chi invece stravede per il nostro lavoro.



Chi sono i Mostri Lanciati Da Vega e da dove sbucano fuori?

Eheh beh i Mostri Lanciati Da Vega è una superband di cinque elementi che suona solo sigle dei cartoni animati e musiche dei telefilm. Ho iniziato questa avventura un anno fa come vocalist della band e devo ammettere che il progetto ha funzionato benissimo live. Abbiamo fatto tante serate in giro per la Campania sia in locali che i rassegne dedicate come il Cavacon ricevendo tantissimi consensi da parte del pubblico. Chiamare questo progetto “Cartoon Band” è un po’ riduttivo perché il repertorio è tutto personalizzato, abbiamo inserito citazioni musicali colte all’interno dei brani spaziando dai Toto a Cick Corea, dai Pink Floyd agli Iron Maiden ma senza mai perdere l’ironia e la grandissima attitudine al coinvolgimento del pubblico. Ogni nostra serata è un vero e proprio party !


Parliamo di te. Mi racconti una tua giornata tipo?

Una vita sicuramente al contrario, il lavoro mi porta ad andare a dormire tardi, ho ribaltato totalmente il mio stile di vita. La notte è il momento ideale per scrivere canzoni e per pianificare tutte le mie cose.




Che valore ha per te l’ironia?

L’ironia per me è al primo posto sempre. Non bisogna mai prendersi sul serio, anzi questa dovrebbe essere una filosofia di vita da utilizzare su tutta la sfera della vita. Certo non bisogna esagerare altrimenti corri il rischio di diventare un vero ebete. Bisogna dosare l’ironia con intelligenza.



Progetti futuri?

Sto valutando l’idea di lanciare un nuovo brano ironico firmato “Tellina” con videoclip annesso grazie alla collaborazione con
Hopeland Studio e Insomnia di Caserta, ragazzi con cui già lavoro con eventi live e rassegne musicali, stay tuned sulla mia pagina ufficiale Facebook (www.facebook.com/franktellinapage) e sul mio canale You Tube (www.youtube.com/franktellina).

Per i live oltre ai miei spettacoli già rodati in giro ho creato un collettivo di musicisti con i miei fidi amici Luigi Tirozzi e Mauro Statti con i quali stiamo organizzando tributi a concerti interi di grandi nomi della musica nazionali e internazionali, restate in contatto con me per scoprire di cosa si tratta



I tuoi spettacoli live?

Ho diversi spettacoli che porto in giro per locali, piazze, cerimonie etc etc. Ho una soluzione musicale adatta per ogni tipologia di pubblico a partire dal classico Frank Tellina Show in varie formule (band, trio, duo, da solo con basi) ai Mostri Lanciati Da Vega (Cartoon band & sigle Tv), dai Black Ciabbath (Parodie Rock) al nuovissimo collettivo dedicato ai tributi di concerti storici. Per contattarmi: franco.tellina@libero.it +39 3456009014

mercoledì 29 luglio 2015

Intervista a Lucia Verilli - Alberto Zuccalà






Che cosa fai?
Cerco! Soprattutto cerco di trovare una mia dimensione, che includa tutto, l’ordinario e lo straordinario che è dentro e fuori di me. E ho scoperto che di questo tutto, l’Arte è una parte imprescindibile. Nulla può sostituire la creatività, quel desiderio di far nascere qualcosa dal nulla, senza conoscerne la fonte, ma di cui senti la spinta. Questo riguarda sia la pittura, la scrittura, la fotografia, l’illustrazione e molto altro che scoprirò in futuro.
Ho fatto, per necessità di sostentamento, e farò ancora, molte attività lavorative, alle quali tuttavia non posso mai dedicare la mia totale energia, perché nonostante gli sforzi, la mia attenzione è costantemente indirizzata altrove;
è uno sguardo rivolto al mistero che ci coinvolge tutti nella vita.

Come ti definisci? 
Una ricercatrice di libertà. Scopro i miei limiti vivendo, ma l’Arte mi dà un punto di vista privilegiato da cui guardare. Sono e siamo la parte di un tutto, trascinati da un fiume, che a volte è in piena, e nella piena ho trovato una zattera.

Qual è il tuo messaggio? 
 “Occorre creare quel che si cerca” ( Marcel Duchamp), e in questa creazione non puoi che ritrovare te stessa. Una caccia al tesoro che va fatto di tanto in tanto, perché il tesoro c’è veramente, ma così relegato in profondità che altrimenti non potresti portarlo a galla. E’ un tesoro che ha voce, anche quando la sua faccia è spaventosa come “l’urlo” di un famoso quadro.




Come nasce un'idea?
Non sempre allo stesso modo, almeno per me. A volte il mio vissuto mi porta a formulare delle immagini mentali che rimangono nella mia memoria per un po’ e che cerco di rendere visibili sulla tela. Oppure è qualcosa che vedi realmente, e la sua forma non ti abbandona per qualche motivo. In questo caso il percorso è diverso; devi indagare, magari leggere, o come nel mio caso, cominciare a scrivere o dipingere e vedere quello che ti si presenta davanti in corso d’opera. Non sempre questo si traduce in qualcosa che ritieni soddisfacente, ma fa parte del gioco.

Che cos'è per te l'ispirazione? 
Una scintilla! Un attimo di percezione insolita, che però hai maturato nell’inconscio già da tempo e ti si presenta all’improvviso come fosse qualcosa di nuovo. Direi che è ciò che muove tutto, la sorgente che alimenta la fiamma.

Che cos'è l'arte?
Sono stati scritti libri e altri se ne scriveranno senza poter concludere con una risposta.
Dico che l’Arte è ciò che rende nuovo il vecchio. E’ fuori del tempo, pur essendone testimone ed asservito ad esso, perché lo racconta al di là della storia personale dell’Artista. E’ un osservatore silenzioso che grida le sue visioni senza paura a un mondo di uomini distratti, senza obbligarli ad ascoltare.
Ho sentito Achille Bonito Oliva definirla: “Il massaggio al muscolo della sensibilità collettiva”. Un massaggio va fatto con amore.
L’Arte è per l’uomo e nell’uomo e non ha senso senza di lui.

In che circostanze ti vengono le migliori idee?
In solitudine, quando ne ho bisogno per me stessa; in compagnia quando c’è un’intesa speciale riguardo ad un argomento interessante; A contatto con la natura, quando ho bisogno di ritrovare i miei spazi. Ma direi che la cosa più stupefacente è quando ti arrivano all’improvviso come un fulmine a ciel sereno, e sembra che nascono da sole e tu sei lì a fiutare l’aria e per “sbaglio” le trovi creando un’opera.

Come si deve valutare un'opera artistica? 
Personalmente. E’ questione di innamoramenti, ma dopo il primo sbocciare del sentimento è bello cercare di capire.
Così, si può chiedere un’opinione, confrontarsi con chi ne sa di più (critici, amici, libri sull’argomento), ma resta sempre quel personale contatto con l’opera e con ciò che può innescare in noi, che nessuna conoscenza può sostituire. Semmai, come per il cibo, il sapere e l’esperienza con ciò che ha un alta valutazione, può aiutarci ad affinare il palato, e quindi il gusto.

L'artista deve reinventarsi ogni giorno? 
Certo, perché la vita è cambiamento continuo, e l’Arte è lo rende visibile.
C’è sempre il rischio di lasciarsi offuscare dal successo, per quei fortunati a cui arride, che continuano a produrre opere dello stesso genere perché ormai riconosciute e riconducibili all’autore, privando se stessi e gli altri dell’incanto che proviene dal rischio delle nuove scoperte.
Credo che dovremmo vivere l’Arte sempre come un’avventura, ricominciare da capo soprattutto quando pensiamo di essere arrivati ad un traguardo, perché è lì che le cose si fanno interessanti.


Che artisti ammiri e in che modo hanno influenzato le tue opere?
Ho a cuore gli artisti considerati “maledetti”, es. Van Gogh, Caravaggio, ma non per la sfortuna quanto invece per l’intensa capacità di espressione, dovuta anche a scelte di vita.  Trovo(nonostante tutto), i loro travagli, decisioni di libertà personale, che hanno potuto trasmettere molto al mondo.
Ma devo dire che gli artisti che sento abbiano una grande influenza su di me sono quelli che vivono nella mia epoca, che sono stati miei compagni di scuola e insegnanti in questa disciplina così meravigliosa e complessa. Quelli cioè che respirano l’aria che anche io respiro in questo momento, che vedono e vivono le stesse cose che capitano a me, e condividono questa mia passione.
Ma l’elenco in realtà sarebbe infinito: amo Burri per la sua ricerca di equilibrio dopo i traumi della guerra, amo Chagall per la sua capacità di dipingere con l’innocenza e fantasia di un bambino, e amo Munch, soprattutto per i lavori poco conosciuti del suo ultimo periodo di vita, pieni di sole e di colore, quando dipinse la serie “la montagna umana” (19 dipinti e una scultura), che trovo una sintesi di ciò che la vita gli aveva insegnato e l’Arte l’aveva aiutato ad vedere: per quanto difficile possa essere il nostro percorso, l’essere umano è destinato a salire la montagna per andare sempre incontro alla luce.



Quanto conta per te pubblicare (se scrittore o Poeta) mostrare le tue opere (se artista visivo)?
Molto! Sia nella pittura che nella scrittura è un mettere alla prova quello che hai fatto. Ti fa capire se ci hai messo abbastanza. Puoi ricevere delle indicazioni, anche delle smentite e devi saper valutare entrambe. E’ un modo per farsi le ossa e perché no, per vedere se il riscontro è quello che pensavi.
Inoltre non credo che l’Arte vada tenuta nel cassetto, perché è comunicazione, quindi per sua stessa natura è destinata a essere condivisa.
Per me un’opera deve essere come un dono, questa è la mia intenzione, e così nascono i miei lavori, nella speranza e desiderio di realizzarlo.

SOLO PER SCRITTORI/POETI – Quanto conta la copertina in un libro?
Ha la sua parte nell’insieme. Dovrebbe fare da complemento come il titolo, senza tuttavia svelare parti importanti del racconto o delle poesie. Chi legge dovrebbe capire solo alla fine qual è il significato dell’immagine che è stata scelta come presentazione.

Parlaci della tua ultima creazione
Ho raccolto 7 poesie scritte in tempi diversi, che sono state pubblicate in un’antologia insieme alle opere di altri 12 poeti.
La diversità del linguaggio è qui particolarmente evidente. Mi sembra che nella poesia, più che nella pittura si veda il cambiamento che ha operato nell’autore il corso del tempo. Le prime sentivano la necessità della rima, mentre nelle ultime questa è scomparsa per lasciare il posto al suono che rimbalza nel significato delle parole. Una di queste ultime parla dell’Arte, ed è la prima che mi è venuta in mente in vent’anni.

Programmi per il futuro?
Ho un racconto nel cassetto da qualche anno. Non che debba rimanere lì, ma per qualche sconosciuto motivo, non ho ancora avuto l’onore di percepire il finale; devo ancora maturarlo.
Per ora continuo con la pittura, seguendo tre filoni: immagini fantasy di donne che sembrano provenirmi dai miei racconti (fiabe) insieme a illustrazioni per l’infanzia, una serie di dipinti astratti che rimandano a una visione olistica della vita, un insieme di percezioni collegate tra loro, appartenenti ad un filo invisibile e infinito che le unisce, e una serie di paesaggi, luoghi ideali e reali allo stesso tempo fatti per ospitare chi guarda e farlo sentire a casa.
E poi ogni tanto mi capitano quei famosi fulmini isolati di cui parlavo prima e che sono immagini a sé, regali della pittura.

domenica 26 luglio 2015

"SU DI ME" di Massimiliano Bellezza - Alberto Zuccalà








Piacere Massimiliano Bellezza! Grazie al Blog ‘IL CLAN DEL TENDONE’ per lo spazio che ha deciso di dedicarmi.

Sono nato a Ciriè, in provincia di Torino, il 13 gennaio del 1979. Nella vita sono un tecnico aeronautico.
La mia passione per la scrittura è nata in sordina e fiorita spontanea undici anni fa, nel 2004. Una passione che mi porto dentro e che coltivo a ogni occasione, consapevole del suo bisogno di crescita continua e del duro lavoro necessario per definirsi scrittore. Una parola ricca, questa, e da usare con parsimonia.
Ho iniziato a scrivere nel 2004. Si trattava di un racconto per un concorso locale. L’anno dopo mi frullava in testa l’idea di un primo romanzo, rimasto ad ora nel cassetto. Si tratta di una spy story, ambientata negli Stati Uniti, la cui stesura definitiva risulta costellata da non pochi scogli legati alla materia trattata.
Nel 2007 ho aperto le pagine al romanzo, “Destino Crudele – storia di un giovane”. E questa volta il compimento è stato totale: il testo approdava alla pubblicazione nel 2010, tre anni dopo. Edito dalla Robin Edizioni, è un dramma adolescenziale. “Destino Crudele” è stato un lavoro lungo, un’esperienza, anche forte emotivamente, di cui vado orgoglioso.
Nel 2012, in agosto, dopo tre mesi tra stesure e revisioni, ho pubblicato il secondo romanzo, ‘Quando cala il buio’, Butterfly Edizioni. È un thriller, quindi un testo differente per genere all’opera prima. Nel novembre 2014 ‘Quando cala il buio’ è approdato in digitale.
Il cambio di editore fu importante per comprendere meglio e più da vicino questo mondo. Fu una scelta corretta, a mio avviso.
Il 10 maggio 2015 inauguravo il primo romanzo in Self Publishing, ‘Destino crudele: Storia di un giovane’. Sì, la mia opera prima, però completamente revisionata. È cambiata nella veste grafica e nel contenuto, con le revisioni che feci man mano per migliorare quella prima stesura.
Ho partecipato anche al concorso “Gran Giallo Città di Cattolica”, più vote, rispettivamente nelle edizioni 2009, 2011 e 2012; nel 2010 ho preso parte al concorso letterario Rai, “La Giara”; mi sono cimentato due volte al Festival delle Lettere di Milano.



Sono felice di aver dato continuità alla mia passione, nonostante il lavoro, lasciando passare relativamente poco tempo tra la prima pubblicazione e la seconda. Il mio augurio naturalmente è di continuare su questa strada. Ho in programma un altro thriller la cui uscita dovrà aspettare ancora qualche mese, è prevista per settembre.

Scrivere mi libera la mente e mi fa volare lontano, andare dove voglio senza bisogno di alcuna prenotazione. Mi fa ‘entrare’ in situazioni lontane dalla mia vita quotidiana, essere chi desidero; posso ferire, combattere, deludere senza i rammarichi, il dolore dell’esistenza reale. Uno dei motori che mi calamita verso la scrittura. E poi c’è il lettore.

Grazie, un saluto a tutti!